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"Economia a mano armata": online l'ebook di Sbilanciamoci! e Greenpeace

Economia a mano armata 2024. Spesa militare e industria delle armi in Europa e in Italia è la recente pubblicazione digitale edita dalla Campagna Sbilanciamoci! E da Greenpeace – scaricabile gratuitamente sul sito di Sbilanciamoci! – che intende chiarire i meccanismi che alimentano guerra, militarizzazione, corsa al riarmo e conseguenze sociali, ma anche alternative possibili all’escalation.

Guerra russo-ucraina, conflitto a Gaza e venti di guerra in Medio Oriente, militarizzazione del Mar rosso, conflitti dimenticati in Asia e Africa: «L’Europa e l’Italia – si legge nella presentazione dell’ebook sul sito di Sbilanciamoci! – ne sono coinvolti in misura crescente, e hanno preso la strada dell’aumento della spesa per armamenti e della militarizzazione dell’economia».

L’ebook è introdotto dalla Prefazione di Carlo Rovelli (fisico e saggista), secondo il quale «ci troviamo su una china drammaticamente pericolosa» che riguarda processi militari ma anche rischiosissime narrazioni dell’altro come nemico da abbattere ad ogni costo, condite da un esasperato nazionalismo che dilaga in Europa e in tutto il mondo. Ammonisce Rovelli: «La catastrofe climatica è già in corso, e le contromisure che stavamo iniziando a prendere sono già state accantonate, messe in secondo piano dall’urgenza di litigare. Il mondo scivola inesorabilmente verso un’altra delle sue periodiche catastrofi: quando gli esseri umani si massacrano l’un l’altro, pieni di ardore, convinti da ogni parte di essere nel giusto, dalla parte del vero Dio, della Democrazia, della Santa Patria, tutti convinti che gli aggressori, i cattivi, siano gli altri». Rovelli spiega anche la «nuova geografia economica», che vede un riassetto degli equilibri e del potere geopolitico a fronte dell’emergere di nuove potenze laddove, in passato, l’egemonia del mondo occidentale pareva scontata. E si chiede se il mondo saprà adattarsi al mutato equilibrio in maniera pacifica o meno. «Su questo scenario pericoloso – prosegue la Prefazione – si sovrappone l’immensa e scellerata pressione esercitata dai fabbricanti di armi di tutto il mondo». Un potere, quello dell’industria militare, che è insieme economico e politico, in grado di dettare l’agenda ai singoli governi e ai blocchi di alleanze.

Nel turbolento panorama globale «l’Europa, al momento molto spersa, potrebbe giocare un ruolo importante nel calmare le acque. L’Italia, in tutto ciò, è in prima linea. Mentre altri paesi europei come Austria, Irlanda, Spagna, cercano posizioni di neutralità o equilibrio, e invocano la calma, l’Italia è totalmente allineata ai più bellicosi. È uno dei principali produttori di armi al mondo e uno dei principali fornitori di armi ad Israele. Ha preso il comando delle operazioni militari europee contro lo Yemen, non autorizzate dalle Nazioni Unite, in palese violazione del diritto internazionale. È complice di ripetute violazioni della legalità internazionale in questa guerra e in diverse altre precedenti, non autorizzate dalle Nazioni Unite, in cui ha partecipato. Ma soprattutto, è in prima linea nella forsennata corsa agli armamenti che ci sta spingendo verso l’abisso. L’Italia ha nel suo DNA culturale e politico una profonda avversione alla guerra». Ed è proprio alla parte “sana” del Paese – quella che desidera pace e demilitarizzazione, sebbene non trovi una rappresentanza politica adeguata – che si rivolge questo ebook, ricco di dati, riflessioni e «idee per cercare di fermare questa corsa verso l’ennesima follia dell’umanità».

Spiega Sbilanciamoci! che parte rilevante della pubblicazione è stata dedicata alla traduzione italiana del recente Rapporto di Greenpeace L’Europa delle armi. La spesa militare e i suoi effetti economici in Germania, Italia e Spagna. Il Rapporto «analizza la crescita della spesa militare in Europa nel quadro dell’andamento delle economie, mettendo a confronto gli effetti su crescita e occupazione della spesa per armi e della spesa sociale e ambientale. I risultati mostrano che spendere per le armi porta a una minor espansione rispetto alla spesa civile».

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