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Le Acli: fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90

Le Acli: fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90

Tra guerra e armi, la situazione rischia davvero di essere fuori di ogni controllo, anche del Parlamento. Specie dopo che al question time del 27 marzo scorso il ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo lo scoop dell’Espresso secondo cui «ci sono vendite dirette da parte dell’Italia e di industrie italiane di armi ed equipaggiamenti militari all’Ucraina», ha risposto a una interrogazione del deputato 5stelle e capogruppo di M5S in commissione Difesa, Marco Pellegrini, che chiedeva di conoscere «qual è la base giuridica su cui poggerebbero questa vendita, queste cessioni di armi, posto che il decreto-legge n. 14 del 2022, all’articolo 2-bis, identifica esattamente le modalità di cessioni di armamenti e di equipaggiamenti militari da parte dell’Italia al Governo ucraino e non ne prevede di diverse», ammettendo la vendita di armi al governo di Kiev. «La fornitura di armi a Kiev, che sta esercitando il diritto all’autodifesa previsto dall’articolo 51 della Carta Onu – ha risposto Crosetto – non è vietata dalla legge n. 185 del 1990» e «già all’indomani dell’aggressione russa del febbraio 2022, pertanto, sono state autorizzate diverse esportazioni da parte di aziende italiane ai sensi della legge n. 185 del 1990». Il Ministro della Difesa ha illustrato quindi anche le cifre di tali operazioni, che nel 2023 «hanno raggiunto un valore di 417 milioni di euro».

Una risposta che non ha affatto convinto Pellegrini che nella sua contro-replica ha accusato il ministro di non aver «centrato qual è il dato politico. Questo Parlamento, nel 2022, ha deciso di derogare alla legge n. 185 del 1990, che vieta la vendita e la cessione di armi a Paesi belligeranti e a Paesi in conflitto. Questa deroga fu fatta proprio per consentire all’Ucraina il suo legittimo diritto di difendersi». Il punto dell’interrogazione, ha precistao il deputato pentastellato, verteva «su una questione politica e, cioè, il fatto che questo Parlamento intende essere informato sulle cessioni e anche sulle vendite che vengono fatte all’Ucraina, perché pretende il rispetto della legge n. 185 del 1990».

Di fronte alla minaccia di uno scenario di vendita di armi, fuori da ogni possibilità di controllo da parte del Parlamento, si sono in questi giorni mobilitate – come tanto altro associazionismo (v. Adista online del 19/3/24) – le Acli, una delle sigle che compongono a Rete Italiana Pace e Disarmo, che hanno nuovamente denunciato il progressivo lo svuotamento della Legge 185/90, che rischia di venire totalmente vanificata se verrà approvatoanche dalla Camera  il disegno di legge 855 di iniziativa governativa, già approvato dall’Aula del Senato a fine febbraio. La  Rete Italiana Pace e Disarmo, scrivono le Acli, è «intervenuta nel dibattito al Senato (sia in audizione sia con documenti di approfondimento) con considerazioni e proposte che sono entrate nel merito del testo del DDL 855 ma che – nonostante l’attenzione della Commissione Esteri e Difesa del Senato e di alcune forze politiche – sono state completamente ignorate e rigettate dal Governo, che è andato così a sconfessare anche gli emendamenti migliorativi promossi dalla stessa Presidente della Commissione. Fino ad arrivare al voto definitivo del Senato, che ha confermato un rifiuto totale del confronto (anche su questioni specifiche in chiaro conflitto con la normativa internazionale che l’Italia ho sottoscritto) segno evidente che l’obiettivo vero della modifica della Legge 185/90 è solo quello di favorire affari armati potenzialmente pericolosi e dagli impatti altamente negativi».

Ciononostante, «La Rete Italiana Pace Disarmo, insieme a tutta la società civile che non vuole rassegnarsi al fatto che sia solo il profitto di pochi a dover guidare le scelte sull’export di armi (che ha invece importanti ripercussioni sulla politica estera e sui diritti umani)», e lancia una mobilitazione per fermare lo svuotamento della Legge 185/90 e chiedere un maggiore controllo sull’export di armi:

In particolare, le Acli chiedono di «Migliorare la trasparenza complessiva sull’export di armi rendendo più completi e leggibili i dati della Relazione al Parlamento, in particolare contenendo indicazioni analitiche per tipi, quantità, valori monetari e Paesi destinatari delle armi autorizzate»; «Impedire la cancellazione integrale della parte della Relazione annuale al Parlamento che riporta i dettagli dell’interazione tra banche e aziende militari»; «Impedire l’eliminazione dell’Ufficio di coordinamento della produzione di materiali di armamento presso la Presidenza del Consiglio, unico che potrebbe avanzare pareri, informazioni e proposte per la riconversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa». Per sostenere la mobilitazione, le Acli invitano a sottoscrivere la petizione popolare a sostegno delle richieste di Rete Pace Disarmo per fermare lo svuotamento della Legge 185/90 e chiedere un maggiore controllo sull’export di armi italiane (urly.it/3—dh); far aderire la propria realtà associativa (Associazione, Sindacato, Parrocchia, Circolo,…) al documento di richieste della Rete (scrivendo a operativo@retepacedisarmo.org); promuovere il proprio Comune l’adozione di una Mozione in difesa della Legge 185/90; contattare i Deputati della propria Circoscrizione, Provincia, Regione per evidenziare il grave pericolo che si profila all’orizzonte; rilanciare la mobilitazione sui social media, in particolare facendo un “tag” ai profili social di Rete Pace Disarmo della Camera dei Deputati e dei partiti politici o parlamentari che ritieni più opportuno sollecitare. 

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