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Caso Pioltello: il Governo tenta lo sgambetto, ma la decisione sul Ramadan convince

Caso Pioltello: il Governo tenta lo sgambetto, ma la decisione sul Ramadan convince

Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 06/04/2024

 

41811 PIOLTELLO (MI)-ADISTA. L’Istituto comprensivo “Iqbal Masih” di Pioltello (Mi) resterà chiuso mercoledì 10 aprile per consentire alle alunne e agli alunni di fede musulmana, oltre il 40% del totale, di festeggiare in famiglia ‘Id al-fitr, la giornata che segna la fine del digiuno di Ramadan. Collegio docenti e Consiglio d’Istituto hanno infatti confermato, all’unanimità, la propria decisione, presa già a maggio 2023, in sede di programmazione del calendario scolastico dell’anno successivo.

«A Pioltello abbiamo classi dove negli anni scorsi in occasione della fine del Ramadan, di fatto, venivano a scuola in tre o quattro», ha spiegato al Fattoquotidiano.it il dirigente scolastico dell’“Iqbal Masih”, Alessandro Fanfoni. «I bambini di fede islamica sono la maggioranza e nonostante le linee guida sull’inclusione consiglino di formare classi con non più del 30 per cento di stranieri, noi arriviamo al 43 per cento perché questa è la nostra utenza. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questi numeri e alla realtà. Questa festa è per molti di loro una tradizione, tra l’altro spesso condivisa anche dai compagni di classe italiani che partecipano per condividere. Spero che a nessuno venga in mente di politicizzare questa decisione presa dal consiglio d’Istituto, anticipando di un giorno l’inizio delle lezioni, per garantire a tutti gli stessi diritti».

Salvini: «Una scelta inaccettabile»

Speranze vane quelle del preside Fanfoni, perché il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini, appena appresa la notizia, ha scatenato la cagnara: «Mentre qualcuno vuole rimuovere i simboli cattolici per paura di offendere, in provincia di Milano un preside decide di chiudere la scuola per la fine del Ramadan. Una scelta inaccettabile, contro i valori, l’identità e le tradizioni del nostro Paese. Non è questo il modello di Italia ed Europa che vogliamo». Chiudere una scuola per il Ramadan «è un segnale di cedimento e arretramento», ha poi ribadito nel salottino di Bruno Vespa a Porta a Porta la sera del 27 marzo.

Invece il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha chiesto agli uffici competenti del Ministero «di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico regionale e la loro compatibilità con l’ordinamento», ignorando evidentemente l’abc della normativa che consente alle scuole, nella propria autonomia, di modificare il calendario scolastico mantenendo però invariato il numero dei giorni di lezione. «La scelta dell’Istituto rientra nelle prerogative dettate dall’autonomia», ha dovuto spiegare al ministro il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. «Condivido le argomentazioni portate dal collega (cioè dal dirigente scolastico dell’“Iqbal Masih”, ndr) che a fronte di un numero elevato di bambini di religione islamica, con il consiglio d’Istituto ha adottato questa regola. È vero che viviamo in un Paese di tradizione cattolica, ma ricordo che lo stesso insegnamento di religione a scuola non è obbligatorio. Il ministro ha ben poco da accertare».

Fra l’altro l’Ic di Pioltello, in base alla normativa, aveva anticipato l’inizio delle lezioni a settembre, proprio per consentire la chiusura del 10 aprile, come fanno moltissime scuole in occasioni di “ponti”, carnevale o feste religiose non patronali particolarmente sentiti in alcuni territori, come per esempio santa Lucia, il 13 dicembre, nelle province di Brescia e Verona. L’unico errore commesso dalla scuola lombarda – poi sanato, approvando una nuova delibera che ha confermato sostanzialmente quella di maggio 2023 – è stato quello di eccedere nei giorni di chiusura autonoma, che possono essere al massimo tre in un anno. Tanto è bastato a Valditara per sostenere con puntiglio degno di miglior causa che aveva ragione lui. «Apprendiamo che il Consiglio di Istituto della scuola “Iqbal Masih” ha provveduto a rettificare il calendario scolastico per l’anno scolastico 2023/2024 e a motivare il precedente provvedimento, accogliendo così l’invito dell’Ufficio scolastico regionale», ha rimarcato il ministro. «Nella nuova delibera si fa riferimento esclusivamente a supposte esigenze didattiche, senza introdurre valutazioni ulteriori. Il Consiglio di Istituto ha altresì ridotto, da quattro a due, i giorni di chiusura previsti (rinunciando all’interruzione didattica il 29-30 aprile, ndr), sanando una evidente irregolarità puntualmente sollevata dagli organi ministeriali. Inoltre si è stabilito che il giorno 21 maggio ci sia una giornata di confronto. Le polemiche di questi giorni si dimostrano, quindi, velleitarie e pretestuose. È stato anzi opportuno il richiamo al rispetto delle regole previste dall’ordinamento. Adesso sarà l’Ufficio scolastico regionale, nell’esercizio delle sue prerogative, a fare tutte le ulteriori valutazioni del caso». Ma non è stato sufficiente. Lo stesso Valditara, infatti, con un post su X ha rilanciato la proposta avanzata da Salvini – diamo a Matteo quello che è di Matteo – a Porta a porta, ovvero il tetto del 20 per cento di alunni per ogni classe: «Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione – scrive il titolare del dicastero dell’Istruzione e del Merito, dimostrando peraltro di possedere una conoscenza approssimativa della lingua italiana – ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. È in questa direzione che noi intendiamo muoverci». Sgrammaticature a parte, si tratta di un’idea vecchia, perché da anni esistono delle indicazioni ministeriali (non normative) che suggeriscono un tetto del 30 per cento; inapplicabile in molti contesti, perché in alcuni quartieri delle grandi città o in alcuni Comuni, come appunto Pioltello, c’è un’alta densità di popolazione straniera residente, per cui l’unica soluzione sarebbe quella di non ammettere i minori a scuola, pur vigendo l’obbligo costituzionale all’istruzione; oltre che confusa, perché molti di coloro che la coppia Salvini-Valditara considera stranieri (e formalmente lo sono, dal momento che non hanno cittadinanza italiana) sono nati in Italia e l’italiano è di fatto la loro lingua madre.

Chiesa ambrosiana: «Una scelta ragionevole»

A sostenere pienamente la scelta dell’Ic “Iqbal Masih” di Pioltello è stata l’intera Chiesa ambrosiana, dai vertici alla base. «Si è creato un caso di rilevanza nazionale di una scelta che è dentro la logica di un Istituto che ha una sua contestualizzazione precisa. Averne fatto una specie di crociata ha complicato la vita alla sindaca, alla preside, ai dirigenti e alla comunità di Pioltello», ha dichiarato l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. «Pioltello è un Comune nel quale risiedono cittadini di oltre 160 nazionalità e, quindi, evidentemente è uno dei luoghi, sul territorio della diocesi di Milano, dove il tema interculturale e interreligioso è più avvertito», ha spiegato il diacono permanente Roberto Pagani, responsabile diocesano del Servizio per l’ecumenismo e dialogo. «Il 40 per cento dei 1200 allievi della “Iqbal Masih” è di fede musulmana e, quindi, diverse centinaia di loro quel giorno non avrebbero magari frequentato la scuola. Con un numero così significativo di ragazzi che aderiscono alle proprie celebrazioni non è irragionevole usare tali momenti per costruire dei legami, invece che contrapporre mondi e visioni. È sempre meglio fare i conti con la realtà, soprattutto considerando che parliamo di educazione e di una scuola, riconoscendo la composizione della nostra società e la presenza dell’altro, mantenendone la diversità con rispetto e non avendone paura. È un lavoro prospettico nel quale si può immaginare un futuro di convivenza pacifica e civile, e non solo di tolleranza reciproca».

«La decisione del Consiglio di Istituto ènata da una seria e attenta capacitàdi leggere il tessuto sociale della nostra cittàche, come sappiamo, ha una percentuale di presenza di popolazione musulmana molto alta», hanno scritto in una lettera aperta i parroci di Pioltello. «Non accettiamo in alcun modo i toni aspri e violenti con cui in questi giorni si èmanifestato il dissenso, trasformando una scelta ponderata in una battaglia politica o ideologica. Che cosa avranno pensato di noi adulti i ragazzi che, quando entrano in classe, vedono solo compagni di classe con cui crescere e amici con cui giocare senza guardare alla nazionalità o alla religione? La realtà di Pioltello èmolto complessa e di certo non servono le chiusure e il disprezzo. Serve invece la capacitàdi darsi la mano e lavorare insieme. Riteniamo che la decisione, presa in modo collegiale, di chiudere la scuola in occasione della fine del Ramadan sia nata dal buon senso di chi opera ogni giorno in una realtà multietnica con passione e cura per ogni persona e per la sua identità. Per questo esprimiamo piena solidarietà al preside e a tutto il Consiglio di Istituto dell’Ic “Iqbal Masih”. Siamo sicuri di una cosa: quando le polemiche saranno finite (di solito bastano pochi giorni) a Pioltello resteremo noi, resteranno le persone; uomini, donne e bambini di buona volontà che vogliono vivere insieme, che vogliono una cittàbella e serena e, anche se costa fatica e non è scontato, ogni giorno si sporcano le mani, costruiscono ponti e inventano iniziative per incontrarsi, accogliersi e aiutarsi».

Ha voluto manifestare il proprio sostegno alla scuola di Pioltello anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, invitato a visitare la “Iqbal Masih”: «Ho ricevuto e letto con attenzione la sua lettera e, nel ringraziarla desidero dirle che l’ho molto apprezzata, così come, al di là del singolo episodio, in realtà di modesto rilievo, apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di Istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo». 

*Foto da Unsplash, immagine originale e licenza  

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