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La società civile ricorre al TAR per bloccare la consegna di motovedette ai tunisini per bloccare l'immigrazione in Italia

La società civile ricorre al TAR per bloccare la consegna di motovedette ai tunisini per bloccare l'immigrazione in Italia

È durato circa un'ora, stamattina, il bilaterale fra il presidente della Tunisia Kais Saied e la premier Giorgia Meloni ancora in corso al Palazzo presidenziale di Cartagine. «L’obiettivo – chiosa Repubblica – è tenere buono lo spazientito presidente tunisino, che non ha ancora visto neppure l’ombra dei 900 milioni di euro, il grosso dell’assistenza macroeconomica prevista dal memorandum Ue-Tunisia, firmato nel luglio 2023 alla presenza di Meloni». Resta fondamentale per l’Italia, infatti ,che le autorità tunisine continuino nella loro azione di contrasto al traffico e alla tratta di esseri umani e di contenimento delle partenze irregolari. In questo ambito, riferisce l’Ansa, è prevista la firma di tre strumenti nell'ambito del Piano Mattei: un accordo sul sostegno diretto al bilancio dello Stato tunisino a favore dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili; una linea di credito a favore delle piccole e medie imprese tunisine; un protocollo d'intesa tra il Ministero dell'università e della ricerca italiano e l'omologo tunisino che fornirà il quadro per la cooperazione in questo ambito.

E sono stati firmati anche altri accordi: un Memorandum d'Intesa tra il Ministero dell'università e della ricerca italiano e quello tunisino dell'Insegnamento superiore e della ricerca scientifica, siglato per l'Italia dalla ministra Anna Maria Bernini; un Accordo per il sostegno al bilancio generale dello Stato tunisino, siglato dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli; e alcune Convenzioni finanziarie all'Accordo per il sostegno generale dello Stato tunisino e all'Emendamento n. 1 al Protocollo d'Accordo relativo alla concessione di una linea di credito in favore delle Pmi (firma del presidente di Simest e direttore degli Affari europei e internazionali di Cdp, Pasquale Salzano).

Nell’ambito dell’accordo firmato nel febbraio del 2023, il Ministero dell’Interno ha già stanziato 4.800.000 euro per la rimessa in efficienza e il trasferimento di 6 motovedette alla Garde Nationale (G.N.). Tale finanziamento è stato oggetto di contestazione da ASGI, ARCI, ActionAid, Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet, che lo hanno impugnato con istanza cautelare di fronte al TAR del Lazio. L’udienza è fissata per il prossimo 30 aprile.

«Le associazioni ricorrenti ritengono infatti – scrivono in un comunicato stampa – che il sostegno alla G.N. tunisina aumenti il rischio di violazione dei diritti fondamentali e dell’obbligo di “non respingimento” delle persone migranti e sia illegittimo sotto diversi aspetti. In particolare, il finanziamento violerebbe la normativa nazionale che vieta di finanziare e trasferire armamenti a Paesi terzi responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani. Il trasferimento stesso delle motovedette è decretato senza alcun coinvolgimento del Ministero degli Esteri e del Ministero della Difesa e dei plurimi organismi consultivi e di controllo che hanno un ruolo fondamentale nei complessi meccanismi procedurali di programmazione, verifica e autorizzazione stabiliti dalla l. 185/1990 con la finalità di monitorare il flusso di movimento di materiali d’armamento dentro e fuori l’UE».

«Inoltre – aggiungono – la G.N. tunisina è risultata responsabile di documentate violazioni dei diritti umani durante le violente intercettazioni in mare e dopo lo sbarco in Tunisia, paese che quindi non può essere considerato un “paese sicuro” per i parametri della convenzione SAR. Gli abusi commessi dalle autorità tunisine nei confronti delle persone migranti sono ampiamente documentati da varie organizzazioni internazionali e dalle stesse Nazioni Unite. Numerose testimonianze e rapporti denunciano i metodi violenti di intervento in mare della G.N. tunisina: manovre pericolose volte a bloccare le imbarcazioni che in alcune occasioni hanno provocato naufragi e persino la morte delle persone migranti, uso di pistole e bastoni per minacciare le persone a bordo, furto dei motori delle imbarcazioni che vengono poi lasciate alla deriva e altre pratiche estremamente pericolose. In molte occasioni, le persone intercettate in mare e ricondotte a terra sono state direttamente e illegalmente deportate verso le zone al confine con la Libia e l'Algeria, dove in decine hanno perso la vita dopo essere state abbandonate nel deserto».

«Risulta quindi evidente – è la conclusione – che i mezzi forniti alle autorità tunisine sono costantemente utilizzati in atti che violano apertamente i diritti umani delle persone migranti in mare, anziché contribuire a iniziative umanitarie. Pertanto, il ricorso – presentato da un pool di avvocate composto da Luce Bonzano, Maria Teresa Brocchetto, Giulia Crescini, Giulia Vicini, Carmela Maria Cordaro, Cristina Laura Cecchini, Lucia Gennari, Loredana Leo, Nicola Datena, Maria Pia Cecere, Miriam Fagnani – chiede la sospensione immediata dell'accordo in attesa dell'esame della causa».

*Motovedetta italiana. Foto ritagliata di Vito Manzari tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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